Secondo la leggenda è sorta nel 1498 sul luogo di un'apparizione miracolosa.
Il portale con un affresco della Deposizione è del 1505. A sinistra del portale, un altro affresco rinascimentale con la Vergine, il Bambino e due angioletti.
Sul lato destro resti di un'antica costruzione fanno pensare a un chiostro. La torre campanaria quadrangolare è alleggerita da finestre e termina a piramide.
L'interno, a una navata di due campate con volte a crociera è una meraviglia di stucchi (del milanese Donato Perada), decorazioni e ornamenti.
Un arco di trionfo annuncia l'abside, e l'altare maggiore, realizzato nel 1642 con una regìa variopinta di statue allegoriche, putti, colonne e stucchi dorati. Nell'edicola un trittico quattrocentesco con una Madonna, due angeli e i santi Sebastiano e Gregorio.
Nell'abside, affreschi della scuola di Andrea de Litio.
La chiesa si trova nella strada tra Alanno e Cugnoli: partendo da Alanno si prende la strada per Cugnoli e si gira poco dopo a sinistra, per Torre de Passeri. Dopo 3 Km si incontra la chiesa. Per raggiungere Alanno, A24, uscita Alanno-Scafa.
Orario delle funzioni: 12.00 festivi.
Sorta nel '600 in ricordo di un'apparizione della Madonna, dalla facciata in laterizio si stacca la parte centrale quadrata coperta da blocchi di pietra. Sopra il portale neoclassico e a timpano spezzato, una finestra quadrata sottolineata da una cornice sporgente. La parte superiore e centrale della facciata termina con una cornice orizzontale a ovoli. I lati superiori sono a spioventi.
L'interno a una navata con due cappelle laterali è coperto da ovali tutti affrescati, al centro e negli spicchi della volta. Solo le decorazioni delle cappelle laterali contano 54 scene e ritratti.
Si trova poco distante dal centro abitato di Pietranico: da Pescara A25, uscita Casauria - Torre de Passeri.
E' stata scoperta nel corso di scavi i in cui sono emersi in successione di strati un livello romano, subappenninico, neolitico.
Il valore di questa scoperta non è solo relativo al tempo che qui si avverte con tutto il peso di 6500 anni. E' che la grotta non serviva da riparo per la caccia, come tanti altri esemplari archeologici dello stesso periodo.
Questa grotta era un santuario. Lo dicono agli studiosi i resti di un bambino sacrificato in qualche rito, probabilmente legato alla fertilità della terra.
Si trova nei pressi di Bolognano, nel paesaggio di rocce, cascate ed acque verde smeraldo della Valle dell'Orta.
Di origine medievale, ospitava le monache gerosolimitane, cavalleresse di Malta. Ci si arriva salendo una scalinata ricostruita nel '700. Dello stesso periodo è anche la facciata, decorata con le croci di Malta.
Della metà del '300 conserva l'abside poligonale romanico-ogivale e il campanile: massiccio, incorniciato da ciotole maiolicate e con aperture rotonde.
Presso l'entrata si nota subito, custodita in una nicchia, la scultura lignea e quattrocentesca di una Madonna col Bambino. All'interno una sola navata presenta agli altari laterali S. Carlo e S. Giovanni di Battista Gamba; sull'altare maggiore un'altra tela di S. Giovanni Battista del 1617, opera del Samberlotti di Montorio.
Sorge su un colle che in epoche lontanissime ha visto compiersi riti pagani. Resti di insediamenti cultuali in onore di Vesta e inoltre ruderi romani ritrovati nei dintorni identificano il territorio come antico luogo sacro.
Prima della costruzione del duomo (dedicato a S. Maria degli Angeli e a S. Massimo), anteriore all'anno Mille, ci sono state almeno due chiese cristiane. Questa realtà preesistente è documentata dai materiali ritrovati durante i restauri che nel corso dei secoli hanno scandito la storia della chiesa. Prima del XI secolo era romanica, nel Trecento è diventata gotica, rimaneggiata nel '600, restaurata agli inizi dello scorso secolo, gravemente danneggiata dalle bombe del 1944 e ricostruita nel 1955.
La facciata è stata ricostruita in cotto, ma la porta laterale è del 1574. La torre campanaria del Trecento.
L'interno è a croce latina e a tre navate con arcate ogivali. L'altare maggiore nel presbiterio, del secolo XII, è stato ricomposto dopo i bombardamenti, ma presenta elementi originali.
La parte più antica della chiesa è la cripta, anteriore al Mille, con le colonne di marmo orientale e granito che risalgono alla struttura del periodo classico e con resti di affreschi votivi del Due-Trecento.
Caratteristica è l'acquasantiera, un incrocio di elementi medievali e rinascimentali.
Orario delle funzioni: 9.15 festivi.
E'una delle più belle costruzioni settecentesche della regione. Tutta in cotto, la facciata con i mattoni in vista tende verso l'alto con due ordini di colonne, doriche e ioniche e, nella parte mediana, segue una dolce linea concava.
Di origine medievale, è stata ricostruita nel 1733: l'interno è decisamente neoclassico, con una navata che sbocca su altari laterali arricchiti da tele di un certo pregio. Sulla parete di fondo ce n'è una che rappresenta l'Annunciazione. Nel secondo altare a destra, una statua in legno dorato dell'Immacolata, bella e di fine secolo.
Al parroco potete chiedere di vedere il Copertore di Cristo Morto: in velluto ricamato a colori, in oro e in argento, durante la processione del Venerdì Santo viene posto sulla scultura in legno che si trova nella nicchia tra il primo e il secondo altare destro.
In sagrestia, tavola pregiottesca di una Madonna col Bambino.
Orario delle funzioni: 8.00, 18.00 lun-ven; 8.00, 19.00 sab; 9.00, 10.30 festivi.
Si è pensato con una buona dose di fantasia che il nome di questo borgo derivasse dalle catene con cui i prigionieri dei paraggi venivano portati a L'Aquila, mentre invece deriva da Catonius e si riferisce a un borgo rurale.
La fantasia ha avuto i suoi frutti, ad esempio una scritta riconducibile a tale tradizione e che appare sulla facciata della chiesa di S. Giovanni Battista, curioso esemplare neoclassico-baroccheggiante. Vicino alla chiesa un palazzo gentilizio ottocentesco.
Nei dintorni del paese non perdetevi l'abbazia di S. Maria a Catignano, e nemmeno l'architettura rurale della campagna circostante.
Da Pescara si raggiunge con la s.n. 602, oppure con la A25 uscendo a Chieti.
Secondo fonti cronachistiche la sua fondazione coincide con la costruzione nell'anno Mille del castello, di cui rimane la cinta di case-mura e case-torri intorno al centro storico.
Un'altra specie di fortezza era l'ormai decadente palazzo De Petris, che ha ancora il portale ad arco a tutto sesto ornato da bugne a punta di diamante.
La chiesa di S. Maria Assunta, del 1690, ha un portale in pietra con elementi decorativi barocchi, l'interno a una navata con cappelle laterali (su pianta a croce latina), baroccheggianti quanto le tele e il crocifisso esposti.
Nella valle, dalla parte opposta del fiume, si staglia la storica abbazia di S. Clemente a Casauria.
Da Pescara A25, uscita Casauria-Torre de Passeri.
Si chiamava Turris Passum perché la sua torre segnava un punto di passaggio nella valle, segnalato di notte da fuochi accesi.
Il suo passato di scambi e commerci, più che di arte e di cultura, si riflette nell'aspetto attuale, che non è storicamente caratterizzato.
Eppure questo piccolo centro ospita un'iniziativa di livello artistico considerevole. Nel castello Mazara-Gizzi ogni anno da settembre a novembre si ripete una mostra sulla rappresentazione in pittura della Commedia dantesca, una mostra a tema che ha sempre per protagonista innanzitutto la pittura, nelle immagini di Botticelli, Michelangelo, Blake, Signorelli, Raffello e altri.
Oltre al castello si segnala anche la chiesa di S. Maria delle Grazie, a croce latina e una navata, la facciata neoclassica, due campanili gemelli e i contrafforti alle muraglie.
Da Pescara A25, uscita Torre de' Passeri.
Risale al 1607 e ha una forma ovale, che deriva dagli spigoli arrotondati della pianta rettangolare.
La facciata ornata da lesene presenta un caratteristico frontone triangolare. Il portale, semplice e classicheggiante. L'interno a una navata con perimetro discontinuo e spezzato dagli altari laterali. Le pareti presentano tutte un'angolatura concava che accoglie un pulpito. Qua e là decorazioni e stucchi molto barocchi, realizzate in gran parte da Ambrogio Piazza, nel 1669.
Sulla volta si guardano affreschi che rappresentano scene tratte dal libro di Ester. Stucchi e lunettoni anche alle finestre ai lati.
Tele sulla parete di fondo (S. Cristoforo), sugli altari (maggiore e laterali) nelle nicchie, e opere in legno: un S. Cristoforo, due confessionali, il coro.
C'è anche un reliquiario del santo.
Orario delle funzioni: 8.00,18.30 feriali; 9.00, 11.00, 18.30 festivi.
Perched at a height of 1,460 meters (4,790 feet) above sea level, Rocca Calascio is the highest fort in all of Italy, and commands an uninterrupted view of its surroundings for miles on all sides. The origins of this hilltop fortress can be traced back to the 10th Century when a single watchtower was built at the site to keep an eye on the surrounding meadows. By the 13th Century, the fortress had expanded to include a defensive wall with four corner towers, enclosing the original tower and a courtyard. Rocca Calascio is particularly intriguing as it was designed to house only military troops, with no provision for civilians or noblemen. Although unchallenged by human adversaries, an earthquake in 1703 all but destroyed the fortress and its neighboring village. While the town was rebuilt at a safe distance, the fortress was abandoned, its ruins a stoic reminder of its glory days. Today, Rocca Calascio still watches over the Apennines and its alpine meadows, it's stony face a eye-catching vision against the azure sky above the town of Calascio.
Circondati da roseti ed oleandri, splendidi vigneti di varietà diverse si mostrano allo sguardo del visitatore, ordinatamente allineati dalla mano esperta di questi esperti vitivinicoltori. Si tratta di una antica famiglia nobiliare che da secoli, ormai, si occupa di viticoltura, ed è una delle più importanti cantine del Salento. Percorrendo i filari si apprezza tutto il lavoro che vi è dietro, e l'unione tra mezzi tecnologici per la raccolta e la lavorazione dell'uva, insieme a metodi antichi, come quelli che si usano per l'eliminazione dei parassiti, interamente nel rispetto della natura e dell'ecologia.
Per visitare gratuitamente i vigneti, telefonare al numero sopra indicato.