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Risale al 1607 e ha una forma ovale, che deriva dagli spigoli arrotondati della pianta rettangolare.

La facciata ornata da lesene presenta un caratteristico frontone triangolare. Il portale, semplice e classicheggiante. L'interno a una navata con perimetro discontinuo e spezzato dagli altari laterali. Le pareti presentano tutte un'angolatura concava che accoglie un pulpito. Qua e là decorazioni e stucchi molto barocchi, realizzate in gran parte da Ambrogio Piazza, nel 1669.

Sulla volta si guardano affreschi che rappresentano scene tratte dal libro di Ester. Stucchi e lunettoni anche alle finestre ai lati.

Tele sulla parete di fondo (S. Cristoforo), sugli altari (maggiore e laterali) nelle nicchie, e opere in legno: un S. Cristoforo, due confessionali, il coro.

C'è anche un reliquiario del santo.

Orario delle funzioni: 8.00,18.30 feriali; 9.00, 11.00, 18.30 festivi.

Sorge su un luogo di commerci e soste della antica Tiburtina Valeria (Kasaura era il nome di una taverna-postribolo dei paraggi), ed è in Italia uno degli esempi più importanti dell'arte benedettina. Fatta costruire nel 871 da Ludovico II, fu arricchita e abbellita ulteriormente nel 1176- 82 dalle maestranze richiamate dal meridione.

Più importante dell'abbazia di Montecassino, i suoi monaci scrissero il Chronicon Casauriense, preziosa fonte di documenti per la storia italiana.

Il portico a tre arcate mostra una sequenza di ornamenti e figure che sono una celebrazione del potere di Dio, dell'abbazia e dei suoi committenti.

Simboli degli evangelisti, degli apostoli e altri biblici personaggi sono qui rappresentati insieme agli imperatori benefattori del monastero e all'abate Leonate, che si occupò di rifondarla nel XII secolo. Sull'architrave si dispiega in rilievo il racconto della nascita della chiesa.

La porta in bronzo dorato rappresenta nelle lastre i domini di pertinenza dell'abbazia (castelli e torri). Sopra la porta, l'imperatore in piedi e l'abate seduto sono resi come nei disegni del Chronicon.

All'interno, a tre navate e croce latina, un ambone particolarmente sfarzoso e un candelabro per il cero pasquale.

L'altare è ricavato sotto un ciborio da un sarcofago romano-cristiano. Un sarcofago quattrocentesco (di un vescovo di Penne) nella navata sinistra.

Sotto le scale che scendono dal presbiterio, la cripta in diciotto campate più l'abside. Vi è allestito un piccolo museo temporaneamente chiuso.

Si trova a 1.4 Km dall'uscita di Torre de Passeri della A25.

Ai piedi della Maiella, in uno scenario pieno di boschi e di acque è una delle testimonianze più antiche dei Benedettini in Abruzzo. Esisteva certamente dall'anno 884, ma in seguito al terremoto del 990 fu ricostruita secondo una concezione grandiosa ad opera del monaco Teobaldo.

La facciata tutta in pietra locale è tripartita da semicolonne e lesene, con le parti laterali a spioventi. In quella centrale, una finestrella circolare e tre monofore ad archi a tutto sesto. A destra della facciata un massiccio campanile a base quadrata.

L'interno è a tre navate, con arcate (sette) su pilastri a sezione rettangolare. All'inizio della navata destra sono stati collocati affreschi cinquecenteschi: S. Benedetto in cattedra, Carlo Magno (che la leggenda collega all'ordine benedettino) e Bobaco Olivesi, l'abate Teobaldo, che mostra il modello della chiesa. Al terzo pilastro è incassato l'ambone.

Nella parte mediana è stato ricomposto il pavimento in opus sectile. Dal presbiterio partono tre absidi semicircolari. Dai lavori di restauro sono riemersi nell'abside mediana affreschi del XII o XIII secolo, prima coperti da uno strato cinquecentesco.

La chiesa si trova a S. Liberatore, a 1.5 Km dal centro abitato di Serramonacesca, nella parte alta. Da piazza del Popolo si prende via Roma, e da qui si sale a destra e si prosegue (Per Serramonacesca si prende da Manoppello la s. n.539).

E' uno dei pochi esempi di architettura civile medievale in Abruzzo, costruita nel XIV secolo per volere di Giovanni Cantelmo. Nata come casa-bottega (dalle forme comunque ricercate) per raccogliere e vendere i prodottti agricoli del feudo, divenne osteria e albergo delle diligenze che sostavano a Popoli per il cambio dei cavalli.

Nel 1574 Ottavio Cantelmo fece costruire accanto a questa una taverna nuova (a destra della vecchia) detta anche taverna dell'università.

La costruzione vecchia ha due piani, divisi da una cornice che percorre tutta la facciata.

La bottega era al pianterreno, introdotta da un ampio portale ogivale. Sulla facciata gli stemmi dei Cantelmo e di altre casate, alternati da soggetti fantastici e allegorici.

Parte di un antico convento, risale al XIII secolo. Tra la fine del '500 e gli inizi del '600 è stata modificata, ristrutturata ancora nella facciata intorno alla metà dello stesso secolo.

Di quella primitiva (la facciata) rimane una Madonna con Bambino in pietra, quattrocentesca, che troneggia in una nicchia posta sopra il portale, ritoccato nel 1667.

L'interno a una navata e con ampia cupola è riempito da elementi pesantemente barocchi: cornici dorate, stucchi, stemmi gentilizi e ornamenti varii.

Sugli altari laterali sono esposte tele di un certo valore, come Gesù ortolano e il Martirio di S. Stefano, attribuiti a Taddeo Zuccari; la Madonna del Rosario, del ravennate Giambattista Ragazzini.

Il coro in legno è stato realizzato da Fernando Mosca e Venanzio Bencivegna. Nella cappella accanto, un monumentale altare in legno dorato con colonne tortili.

Orario delle funzioni: 10.00, 18.30 feriali; 10.00, 11.30, 18.30 festivi.

Si trova tra il Gran Sasso e la Maiella e occupa una superficie di 150 ettari che rientrano nel territorio di Penne. E' gestita, tra gli altri, dalla coperativa Cogecstre e dal WWF.

Il lago, ricavato da un restringimento del fiume Tavo, è artificiale, ma è una vera oasi di natura. Ospita specie rare come la roverella, l'acero campestre, l'orniello, il carpino nero.

Alcuni capanni mimetici permettono di osservare l'airone cinerino e l'airone rosso: simbolo della riserva è la nitticola, uno splendido bianchissimo airone. Un museo naturalistico contiene un diorama che rappresenta l'ambiente circostante negli anni '50.

Sotto le acque vegetano le alghe verdi, il sedano d'acqua e il crescione. Naturalmente non mancano le specie ittiche. Il riccio, la talpa, la donnola, la volpe, il tasso e la faina completano l'allegro contorno dell'area.

Ingresso: L.4000. Riduzioni per i soci WWF.

Il suo nome, da lucus, bosco, secondo alcuni si spiega ipotizzando la presenza di un tempio anteriore alla chiesa, costruita nel XII secolo. Si racconta che la vasca battesimale sul prato davanti alla chiesa sia stata la tazza di Orlando, capo dei giganti paladini che amavano intrattenersi da queste parti per bagordi.

La facciata conserva delle sue origini medievali il portale in pietra con arco a tutto sesto. Sulle pareti, archetti pensili e monofore decorate con motivi seriali zoomorfi e fitomorfi.

L'interno, a tre navate separate da due fila di quattro colonne, alternate al centro da un pilastro. Su quello di sinistra l'ambone di Nicodemo, del 1159. E'una tribuna riccamente decorata e incassata su arcate che sormontano quattro colonne. Arabeschi vegetali e scene bibliche corrono sulla superficie di tutta la struttura, che è un capolavoro di stucco.

Sulle colonne lungo le navate qualche traccia di affresco nell'intonaco rimasto. Nell'abside, la scena del Giudizio Universale risale al '200.

Si esce da Moscufo a nord est, e al bivio si prende la destra. Poco dopo si incontra la chiesa.

Dedicata a S.Panfilo vescovo e martire e ristrutturata nel 1795, pare sia sorta in origine sui resti di un antico tempio pagano.

La facciata è punteggiata da lesene, con un portale a frontone ricurvo e doppio frontone nella parte superiore. L'interno a una navata forma quasi una croce latina, con cappelle laterali che sono un tripudio barocchissimo di stucchi, cornici, angioletti e festoni. La volta a botte è ricoperta di stucchi. La cupola al centro ampia e illuminata da finestre circolari.

A destra dell'altare una Madonna di legno siede in trono col Bambino: è una Madonna del popolo, discendente dalla scultura lignea del Medioevo. Notevoli gli arredi sacri, come il reliquiario di S. Panfilo e una croce processionale della scuola sulmonese del '400.

La torre quadrangolare del campanile è coronata da merli a coda di rondine.

Orario delle funzioni: 19.00 feriali; 8.30, 10.00, 11.30 festivi.

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